Edifici pericolanti: cosa fare per metterli in sicurezza e cosa dice la legge
Un edificio pericolante, che presenta quindi gravi danni in grado di rappresentare un pericolo per le persone, ha bisogno di essere messo in sicurezza nel minor tempo possibile.
L’urgenza della messa in sicurezza si rende necessaria sia per questioni morali che legislative: l’incolumità delle persone dovrebbe sempre ricoprire una posizione di primaria importanza, ed inoltre la legge non transige, punendo in modo severo i responsabili di eventuali incidenti.
Quali sono le maggiori criticità che un edificio può presentare per essere definito pericolante?
In primo luogo, la situazione più estrema (ed anche più rara): il palazzo sta andando incontro ad un crollo imminente. In questi casi, bisogna far evacuare le persone, ed in seguito ci sarà spazio per analisi e valutazioni approfondite della situazione in essere.
In secondo luogo, le circostanze più ricorrenti, in cui il rischio di crolli e distaccamenti riguardano alcune parti dell’edificio, come ad esempio cornicioni, grondaie, tegole o porzioni di intonaco
Nelle casistiche appena osservate, la capacità di agire tempestivamente si rivela fondamentale per evitare problemi e serie complicazioni.
Edilfuni, grazie all’edilizia su fune può garantire il cosiddetto pronto intervento, portandolo ad un livello superiore rispetto all’edilizia tradizionale: rinunciando a ponteggi ed impalcature, che richiedono tempo per essere montati, l’intervento potrà avvenire in modo davvero rapido, visto che in pochi minuti l’operatore potrà essere operativo e realizzare le opere di ripristino e di messa in sicurezza.
Edificio pericolante: cause e rimedi
I fattori che possono determinare la fatiscenza di un palazzo sono di due tipi:
1 Usura – Gli effetti del tempo sono inesorabili, ed a soffrirne maggiormente sono gli edifici più vecchi, spesso costruiti con tecniche obsolete ed ormai sorpassate, che nel corso degli anni hanno subito un costante deterioramento, senza che venisse effettuata una regolare manutenzione.
2 Eventi sismici – L’Italia è un paese ad alto rischio sismico, condizione dovuta alla sua particolare posizione geografica, zona di convergenza tra la placca africana e quella eurasiatica.
L’Italia detiene il primato europeo per quanto riguarda il numero di terremoti ed il patrimonio urbanistico italiano, già fragile di suo, ne ha risentito in modo estremamente negativo.
Dopo aver identificato le cause, passiamo ai rimedi.
Gli interventi che possono mettere in sicurezza un edificio sono innumerevoli e rispondono ovviamente alle diverse esigenze che si vengono a creare.
Il primo passo risiede nella valutazione dello stato di conservazione dell’edificio, ad opera di aziende specializzate, come Edilfuni.
Dopo la diagnosi, si può passare all’intervento vero e proprio.
Quali sono i lavori di messa in sicurezza più comuni? Eccoli di seguito elencati:
- Incamiciatura dei pilastri – Intervento piuttosto comune quanto utile, si occupa dei pilastri, spesso causa principale dell’instabilità di un edificio, attorno ai quali vengono applicate delle armature metalliche. L’intervento termina con un getto di calcestruzzo.
- Consolidamento delle fondazioni – Lavoro complesso e spesso risolutore, viene effettuato quando le problematiche non riguardano solo l’edificio, ma anche il suolo ad esso sottostante. Viene realizzato attraverso l’installazione di micropali.
- Installazione di dissipatori – Sono dei sistemi che assorbono l’energia che un eventuale terremoto trasmetterebbe all’edificio. Rappresentano una delle migliori soluzioni antisismiche.
- Rimozione di elementi pericolanti – Frontalini, cornicioni, grondaie e parti di intonaco sono esempi di elementi che possono facilmente cadere e provocare danni. L’intervento dovrà quindi rimuovere e sostituire le parti in oggetto.
Gli interventi di messa in sicurezza, in ambito condominiale, devono essere deliberati in sede di assemblea condominiale.
Nei casi più impellenti, l’amministratore può agire di sua iniziativa, potrà quindi ordinare i lavori di manutenzione straordinaria urgente, ma in questo caso deve darne comunicazione ai condomini nella prima riunione utile. Ne consegue che l’amministratore non può autorizzare, senza il consenso dell’assemblea, lavori per i quali non riesca a dimostrare l’urgenza. Il rischio, in caso contrario, è di dover rimetterci i soldi di tasca propria.